Mantenendo forte il ricordo di coloro che hanno, nel nome dell’Italia, sacrificato la loro vita per affermare i principi di libertà e democrazia in quei Paesi in cui essi erano negati dovrebbe rendere orgogliosi di essere italiani. Questo specie in un momento in cui l’Italia non se la ‘passa molto bene’.
Oggi ricorre l'ottavo anniversario della strage di Nassiriya in Iraq. Si trattò di una strage provocata da un attentato terroristico. Un episodio che si rivelò il più cruento nella lunga catena di attentati terroristici che caratterizzarono la missione militare italiana 'Antica Babilonia' in Iraq. Il tutto ebbe inizio alle 10.40, le 8.40 italiane, del 12 novembre 2003. Un camion cisterna imbottito di esplosivo sfondò in prossimità dell'ingresso della struttura la recinzione della base 'Maestrale' che era la sede della missione Multinational Specialized Unit, MSU, ed esplose subito dopo. L’esplosione fu così devastante che la base venne ridotta a un cumulo di macerie e dell’edificio centrale rimase solo lo scheletro di cemento. Nel punto in cui il camion bomba era esploso rimase un cratere profondo otto metri. In conseguenza dell'esplosione morirono 12 carabinieri, 5 militari dell'Esercito e 2 civili mentre altri 18 italiani rimasero feriti.
Oggi i militari italiani sono andati via dall’Iraq. In quel lontano Paese sono rimasti solo in cinquanta e sono a Baghdad. Si tratta di militari che rientrano nella NATO Training Mission-Iraq,NTM-io,la missione NATO per l'addestramento, la consulenza e il sostegno alle forze di sicurezza irachene. Il tragico anniversario della strage di Nassiriya oggi coincide con la ricorrenza della giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace entrata in vigore con una legge del 2009. E’ un onore per un Paese avere dei morti caduti per la pace e per la patria da commemorare, ma sembra che in Italia in molti se lo ricordano una sola volta all’anno. A morire a Nassiriya in Iraq sono stati Orazio Majorana, Alfio Ragazzi, Alessandro Carrisi, Enzo Fregosi, Silvio Olla, Alfonso Trincone, Massimo Ficuciello, Ivan Ghitti, Giovanni Cavallaro, Daniele Ghione, Massimiliano Bruno, Andrea Filippa, Giuseppe Coletta, Filippo Merlino, Domenico Intravaia, Emanuele Ferraro, Pietro Petrucci e Marco Beci, cooperatore internazionale, Stefano Rolla, regista. Rolla si trovava nella base per girare un documentario.
Le famiglie dei caduti di Nassiriya come tutte quelle dei militari italiani caduti all’Estero in missioni di pace chiedono per i loro caduti la medaglia d'oro al valore militare. Però, una medaglia d'oro si merita sul campo di battaglia per il coraggio e per l’onore dimostrato combattendo i nemici. Purtroppo la loro era una missione di pace e non di guerra, e la medaglia non gli è stata concessa. Si tratta di un cavillo giuridico-legislativo. Alla fine ai militari italiani morti a Nassiriya è stata concessa, nel 2005, la Croce d'Onore, una nuova medaglia istituita ad hoc con un decreto.
“Ai famigliari, consapevoli, pur nel dolore, dell'altissimo contributo che l'opera dei loro cari ha dato alla sicurezza e alla pace della comunità internazionale vanno la mia commossa ed affettuosa vicinanza e la riconoscenza dell'Italia”, ha affermato in un messaggio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel ricordare i caduti italiani nelle missioni internazionali. Oggi anche l’Aula della Camera ha osservato un minuto di silenzio ed ha tributato un applauso unanime in memoria delle vittime militari e civili delle missioni militari e di pace. “L'Italia sembra che li ricordi solo il giorno delle cerimonie, facciamo in fretta a dimenticare, troppo facilmente. Non credo che tutti abbiano capito il significato di quelle morti, di quei militari che hanno dato la loro vita per gli altri. Questo mi fa male, dispiace, che ci si ricordi di loro solo una volta all'anno. Quelle morti dovrebbero avere un senso forse anche quello di dire allo Stato 'noi abbiamo dato la nostra vita, ora tocca allo Stato dare qualcosa'. che si dovrebbero risvegliare troppe coscienze sopite, oggi addormentate”. A parlare è Gianfranco Scalas, colonnello dell'esercito. Lui a Nassiriya c’era quel 12 novembre era l’addetto stampa dell’esercito e a lui spettò il compito di comunicare quello che era successo. Tre dei morti di Nassiriya erano campani, Alfonso Trincone, Giuseppe Colletta e Pietro Petrucci. Le spoglie del maresciallo dei Carabinieri Alfonso Trincone riposano al Cimitero di Pozzuoli (NA). Il comune della città flegrea ha voluto innalzare in quel cimitero un monumento, il Famedio, a perenne ricordo del sacrificio del suo concittadino in modo da mantenere sempre viva la memoria. La città di Pozzuoli ha anche intitolato una scuola elementare ad Alfonso Trincone. A
Casavatore, piccolo centro del napoletano, che era la città in cui viveva il caporal maggiore Pietro Petrucci, il 15 novembre si svolgeranno come ogni anno alcune cerimonie. La cittadina ha dedicato la villa comunale al giovane militare morto in Iraq e in essa vi ha innalzato un monumento a perenne ricordo di tutte le vittime.
L’amministrazione comunale ha anche istituito delle borse di studio agli studenti delle scuole che hanno svolto un tema sulle missioni di pace all'estero. Come sempre prenderà parte alle cerimonie Giuseppe Petrucci l’anziano padre di Pietro. Molto toccante il ricordo che Giuseppe fa del figlio e dell’ultima volta che si sono parlati al telefono il giorno prima dell’attentato. Papà Petrucci ha un solo pensiero: “Mio figlio Pietro e tutti i caduti di Nassiriya e tutti i militari caduti in missione di pace meritano la medaglia d'oro. Credo sia il giusto riconoscimento per l'opera prestata a favore di popolazioni vittime della guerra nel loro Paese. Io e la mia famiglia sogniamo sempre che a Pietro venga assegnata la medaglia d'oro. Sarebbe veramente tutto per noi. Non porterebbe benefici, non porterebbe beni economici, ma soltanto il riconoscimento giusto ad un ragazzo morto per la pace”.
Oggi ricorre l'ottavo anniversario della strage di Nassiriya in Iraq. Si trattò di una strage provocata da un attentato terroristico. Un episodio che si rivelò il più cruento nella lunga catena di attentati terroristici che caratterizzarono la missione militare italiana 'Antica Babilonia' in Iraq. Il tutto ebbe inizio alle 10.40, le 8.40 italiane, del 12 novembre 2003. Un camion cisterna imbottito di esplosivo sfondò in prossimità dell'ingresso della struttura la recinzione della base 'Maestrale' che era la sede della missione Multinational Specialized Unit, MSU, ed esplose subito dopo. L’esplosione fu così devastante che la base venne ridotta a un cumulo di macerie e dell’edificio centrale rimase solo lo scheletro di cemento. Nel punto in cui il camion bomba era esploso rimase un cratere profondo otto metri. In conseguenza dell'esplosione morirono 12 carabinieri, 5 militari dell'Esercito e 2 civili mentre altri 18 italiani rimasero feriti.
Oggi i militari italiani sono andati via dall’Iraq. In quel lontano Paese sono rimasti solo in cinquanta e sono a Baghdad. Si tratta di militari che rientrano nella NATO Training Mission-Iraq,NTM-io,la missione NATO per l'addestramento, la consulenza e il sostegno alle forze di sicurezza irachene. Il tragico anniversario della strage di Nassiriya oggi coincide con la ricorrenza della giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace entrata in vigore con una legge del 2009. E’ un onore per un Paese avere dei morti caduti per la pace e per la patria da commemorare, ma sembra che in Italia in molti se lo ricordano una sola volta all’anno. A morire a Nassiriya in Iraq sono stati Orazio Majorana, Alfio Ragazzi, Alessandro Carrisi, Enzo Fregosi, Silvio Olla, Alfonso Trincone, Massimo Ficuciello, Ivan Ghitti, Giovanni Cavallaro, Daniele Ghione, Massimiliano Bruno, Andrea Filippa, Giuseppe Coletta, Filippo Merlino, Domenico Intravaia, Emanuele Ferraro, Pietro Petrucci e Marco Beci, cooperatore internazionale, Stefano Rolla, regista. Rolla si trovava nella base per girare un documentario.
Le famiglie dei caduti di Nassiriya come tutte quelle dei militari italiani caduti all’Estero in missioni di pace chiedono per i loro caduti la medaglia d'oro al valore militare. Però, una medaglia d'oro si merita sul campo di battaglia per il coraggio e per l’onore dimostrato combattendo i nemici. Purtroppo la loro era una missione di pace e non di guerra, e la medaglia non gli è stata concessa. Si tratta di un cavillo giuridico-legislativo. Alla fine ai militari italiani morti a Nassiriya è stata concessa, nel 2005, la Croce d'Onore, una nuova medaglia istituita ad hoc con un decreto.
“Ai famigliari, consapevoli, pur nel dolore, dell'altissimo contributo che l'opera dei loro cari ha dato alla sicurezza e alla pace della comunità internazionale vanno la mia commossa ed affettuosa vicinanza e la riconoscenza dell'Italia”, ha affermato in un messaggio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel ricordare i caduti italiani nelle missioni internazionali. Oggi anche l’Aula della Camera ha osservato un minuto di silenzio ed ha tributato un applauso unanime in memoria delle vittime militari e civili delle missioni militari e di pace. “L'Italia sembra che li ricordi solo il giorno delle cerimonie, facciamo in fretta a dimenticare, troppo facilmente. Non credo che tutti abbiano capito il significato di quelle morti, di quei militari che hanno dato la loro vita per gli altri. Questo mi fa male, dispiace, che ci si ricordi di loro solo una volta all'anno. Quelle morti dovrebbero avere un senso forse anche quello di dire allo Stato 'noi abbiamo dato la nostra vita, ora tocca allo Stato dare qualcosa'. che si dovrebbero risvegliare troppe coscienze sopite, oggi addormentate”. A parlare è Gianfranco Scalas, colonnello dell'esercito. Lui a Nassiriya c’era quel 12 novembre era l’addetto stampa dell’esercito e a lui spettò il compito di comunicare quello che era successo. Tre dei morti di Nassiriya erano campani, Alfonso Trincone, Giuseppe Colletta e Pietro Petrucci. Le spoglie del maresciallo dei Carabinieri Alfonso Trincone riposano al Cimitero di Pozzuoli (NA). Il comune della città flegrea ha voluto innalzare in quel cimitero un monumento, il Famedio, a perenne ricordo del sacrificio del suo concittadino in modo da mantenere sempre viva la memoria. La città di Pozzuoli ha anche intitolato una scuola elementare ad Alfonso Trincone. A
Casavatore, piccolo centro del napoletano, che era la città in cui viveva il caporal maggiore Pietro Petrucci, il 15 novembre si svolgeranno come ogni anno alcune cerimonie. La cittadina ha dedicato la villa comunale al giovane militare morto in Iraq e in essa vi ha innalzato un monumento a perenne ricordo di tutte le vittime.
L’amministrazione comunale ha anche istituito delle borse di studio agli studenti delle scuole che hanno svolto un tema sulle missioni di pace all'estero. Come sempre prenderà parte alle cerimonie Giuseppe Petrucci l’anziano padre di Pietro. Molto toccante il ricordo che Giuseppe fa del figlio e dell’ultima volta che si sono parlati al telefono il giorno prima dell’attentato. Papà Petrucci ha un solo pensiero: “Mio figlio Pietro e tutti i caduti di Nassiriya e tutti i militari caduti in missione di pace meritano la medaglia d'oro. Credo sia il giusto riconoscimento per l'opera prestata a favore di popolazioni vittime della guerra nel loro Paese. Io e la mia famiglia sogniamo sempre che a Pietro venga assegnata la medaglia d'oro. Sarebbe veramente tutto per noi. Non porterebbe benefici, non porterebbe beni economici, ma soltanto il riconoscimento giusto ad un ragazzo morto per la pace”.
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