domenica 10 giugno 2012

Pescherecci sequestrati: nel Mediterraneo continua la ‘guerra del mare’

Lo scorso giovedì sera tre navi italiane sono state abbordate, catturate e dirottate da uomini armati che hanno anche esploso colpi d’arma da fuoco in aria.
Tutto questo però, non è accaduto nel mare al largo della Somalia, dove scorrazzano i pirati somali, ma nel Mediterraneo, nelle acque tra la Sicilia e la Libia, e in acque internazionali.
Un episodio che ancora una volta fa tornare a parlare di pescherecci italiani oggetto di azioni violente da parte di motovedette libiche.
Un episodio che è la dimostrazione del fatto che le autorità libiche sono tornate a sequestrare barche da pesca italiane, mentre svolgono attività di pesca nel Mediterraneo.
Le tre navi italiane sequestrate sono dei pescherecci che appartengono alla flotta di Mazzara del Vallo in provincia di Trapani e sono il ‘Boccia II’, il ‘Maestrale’ e l’‘Antonino Sirrato’ che al momento dell’ ‘aggressione si trovavano a oltre 30 di miglia nautiche dalle coste libiche quindi in acque internazionali visto che il diritto internazionale le definisce nelle 12 miglia.
A bordo dei tre battelli vi sono 19 lavoratori del mare, 12 siciliani e 7 tunisini, ora tutti trattenuti nel carcere di Bengasi.
L'ambasciata italiana a Tripoli e il consolato generale a Bengasi, su istruzioni del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, stanno seguendo la vicenda da vicino. Il numero uno della Farnesina ha chiesto all'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino e al console di Bengasi, Guido De Sanctis di intervenire presso le autorità libiche, auspicando che si arrivi al più presto a una positiva conclusione del caso.
Per ora è difficile prevedere come andrà a finire la vicenda.
I 19 pescatori ‘catturati’ devono rispondere dell’accusa di sconfinamento davanti ad un tribunale militare libico e in caso di condanna potrebbero subire una pena carceraria, il sequestro del mezzo o del prodotto, come previsto dalle leggi vigenti e instaurate per casi del genere dal regime di Gheddafi.
Comunque vada è chiaro che la tacita ‘tregua’ che sembrasse essere in vigore in quella parte del Mediterraneo è finita.
In quello che fu il ‘Mare Nostrum italiano’ si ritorna quindi a respirare un clima di tensione.
Stavolta è ‘toccato’, ad essere catturati, dirottati e sequestrati, a tre pescherecci siciliani.
Un sequestro, avvenuto la sera del 7 giugno scorso nei pressi di Bengasi, che di fatto è stato un vero e proprio arrembaggio condotto con modalità militari ossia con le armi in pugno usate come strumento coercitivo.
Secondo le prime informazioni in merito alle modalità del sequestro sembra che i tre pescherecci sono stati prima raggiunti da un gommone, e su due di essi sono saliti uomini armati, ovviamente i lavoratori del mare che vi erano a bordo non hanno opposto alcuna resistenza anche perché è immaginabile che fossero sotto la minaccia di armi.
Dopo il Blitz militare che ha portato i libici a prendere il controllo delle tre navi da pesca italiane queste, sono state poi, dirottate verso il porto di Bengasi in Libia. Ovviamente è immaginabile con quali modalità. Lo stesso fatto che sono state scortate da una motovedetta libica è l’evidente dimostrazione della volontà ‘coercitiva’ esercitata dai libici nei confronti dei marittimi italiani che si trovavano a bordo dei tre pescherecci italiani.
Lo stesso armatore del 'Maestrale', uno dei tre motopesca sequestrati, Vito Margiotta ha riferito che sarebbero stati anche sparati dei colpi in aria per costringere i pescherecci a virare verso il porto di Bengasi.
Mentre Pietro Asaro, amministratore della ‘Sirrato Pesca’, società armatrice di un altro dei tre motopesca, l’’Antonino Sirrato’ ha riferito che: "Gli equipaggi hanno trascorso la notte sui pescherecci, dopo il loro arrivo a Bengasi intorno all'una di notte, e la situazione a bordo è tranquilla".
"E' stato un atto di pirateria, perchè una piccola imbarcazione che blocca pescherecci con bombe e mitra non fa pensare ad un intervento ufficiale delle autorità libiche, anche se oggi il console italiano ha accertato che il fermo è stato eseguito dalle autorità". E' il commento di Vito Margiotta, figlio dell'armatore del "Maestrale", il terzo dei pescherecci sequestrati in Libia.
Da questo nuovo episodio si deduce che il governo transitorio libico mantiene in vigore le vecchie leggi emanate dal regime di Gheddafi. Nel caso specifico almeno quella che estendeva unilateralmente il limite delle acque territoriali libiche fino a 72 miglia.
La Libia ha ‘tracciato’ unilateralmente un’ideale linea con cui ha chiuso il Golfo della Sirte. Questo, però, non è conforme al diritto internazionale e deriva da pretese libiche, risalenti a decenni indietro, di considerare questo Golfo come baia storica del Paese nordafricano. La verità è che tale area è ricca di pesce e di petrolio. L'Italia come anche altri Paesi del Mediterraneo e gli USA, ha da sempre dichiarato di non riconoscere la validità di questa linea. In nome della libertà di navigazione, di proposito, più volte, navi da guerra, specie statunitensi, sono entrate nel Golfo.
La soluzione però al problema non può essere militare, ma diplomatica.
In passato trattati di amicizia e di pesca però, non sono stati la soluzione al problema.
Ora si sperava che con l’avvento del nuovo governo libico, dopo la caduta del regime del colonello Muammar Gheddafi, fosse tutto almeno in parte risolto.
Ed invece, la storia continua.
Ancora una volta si torna a parlare di pescherecci italiani oggetto di azioni violente da parte di motovedette libiche.
Questa azione, come tutte le altre compiute finora dai libici contro le barche da pesca italiane ha di certo un solo scopo, quello di essere un monito a non violare i confini libici.
Lo era per Gheddafi lo è ora per il governo transitorio libico.
La decennale ‘guerra del mare’ quindi continua.
Una ‘guerra’ che si combatte nel Mediterraneo principalmente tra Italia e Libia, ma che riguarda tanti altri. Purtroppo sono le barche da pesca italiane, specie quelle che partono dalla Sicilia, a doversi spingere a sud e nel farlo incorrono nel rischio di imbattersi nelle motovedette libiche che a quanto pare hanno ancora l’ordine di ‘bloccare gli intrusi’.
L’esempio più eclatante di questa ‘guerra’, che per fortuna è per ora, senza vittime, è l’episodio accaduto il 13 settembre del 2010 quando una motovedetta libica sparò colpi di mitraglia ad altezza d'uomo contro un peschereccio di Mazara del Vallo, l'’Ariete’.
Ironia della sorte quella motovedetta faceva parte di un gruppo di unità consegnate dall’Italia alla Libia per pattugliare il mare in funzione anti immigrati. Per questo motivo ne scoppiò anche una polemica risoltasi con un nulla di fatto.
In verità la Libia, quella del rais, ha da sempre usato la politica dei sequestri per porre pressione e ottenere importanti riconoscimenti economici e politici. Ed è quello che sta avvenendo anche in queste settimane. A quanto pare la politica, quella violenta basata sul ricatto, è fatta loro anche dal nuovo governo libico.
In merito si registra il commento del vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero che nei giorni scorsi ha affermato. "Assistiamo ancora ad un sequestro di tre pescherecci della nostra marineria mazarese da parte delle motovedette libiche nel mar Mediterraneo. E assistiamo ancora al solito rituale di solidarietà e di proteste. Quanto accaduto non è più sostenibile e cioè che della questione del confine delle acque internazionali se ne torni a parlare soltanto quando avviene un sequestro. Non è più possibile aspettare e soprattutto sopportare che un confine delle acque sia posto unilateralmente dalle autorità libiche. La questione va affrontata subito, con un impegno concreto del Governo italiano e della diplomazia dei due Paesi. In questo momento, auspicandomi che la questione abbia una rapida soluzione, come pastore di questa Chiesa partecipo all'ansia delle loro famiglie e sono vicino a loro".
Parole significative e pesanti quelle del vescovo Mogavero che inducono tanti a pensare che forse è giunto davvero il momento di dire basta.
L'Italia e gli altri Paesi del Mediterraneo non possono più accettare ulteriori atti del genere specie se sono compiuti da un governo che si dice democratico come lo è quello di transizione libico.
Questi attacchi violenti, che le motovedette libiche ripetutamente compiono ai danni di indifesi lavoratori del mare, che stanno li per cercare di guadagnare quel poco da permette loro di mantenere le proprie famiglie, deve cessare.
La diplomazia italiana per ora è impegnata nel cercare di riportare a casa i pescatori italiani e tunisini ‘ostaggi’ in Libia, dopo però, dovrebbe cercare di definire e chiudere la questione una volta e per sempre anche forse facendo la voce grossa.
Lo sanno tutti che il sequestro dei pescherecci italiani da parte dei libici è privo di basi legali in quanto discende dalla dichiarazione unilaterale di Gheddafi che violano le leggi internazionali.
Se il governo di transizione libico le fa sue allora vuol dire che è peggio del suo predecessore.

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Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

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da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione